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Italia: come uscire dalla crisi?

Nonostante dall’FMI arrivi l’offerta di aiuti all’Italia sembra che nel corso di quest’anno il nostro paese potrà farcela da solo. A sostenere questa tesi, tra gli altri, anche Salvatore Zecchini (professore di economia all’università di Tor Vergata) che in un’intervista rilasciata a Bloomberg si dice fiducioso nella fase 2 del Governo, ossia quella dedicata alle riforme. Secondo Zecchini l’Italia ha una possibilità più unica che rara di poter applicare delle riforme strutturali di cui si parla da tempo e che nessuno era mai riuscito (o non aveva mai voluto) a fare, prima tra tutte quella delle liberalizzazioni.

L’economista di Tor Vergata sostiene che queste riforme sono fondamentali per garantire al nostro paese di tornare a crescere, requisito fondamentale per mettersi alle spalle la crisi una volta per tutte. Inoltre se l’Italia riuscirà ad apportare quelle modifiche necessarie a far ripartire l’economia le misure di austerity già in vigore avranno l’effetto di dare una forte sferzata ai conti pubblici ricominciando ad attirare investitori dall’estero.

Una prospettiva condivisibile, quella del professor Zecchini, ma che sarà di difficile realizzazione viste le pressioni che si stanno stringendo intorno al governo Monti. Tutte le principali associazioni di categoria di tassisti, farmacisti e degli altri settori interessati dalle liberalizzazioni hanno promesso una “guerra ad oltranza” confermando un’opposizione netta alle misure in questione. Intanto l’FMI sembra stia cercando di entrare nell’operazione di consolidamento dei conti pubblici del nostro paese offrendo ancora una volta (lo aveva già fatto in passato con il governo Berlusconi) aiuti finanziari. Tuttavia l’Italia non è che una piccola parentesi di quello che è, a tutti gli effetti, un problema europeo visto che per il 2012 è previsto un pil in calo in quasi tutti i paesi dell’eurozona. Inoltre c’è da valutare anche il caso della Grecia le cui contrattazioni per la ristrutturazione del debito sembrano siano arrivate ad un risultato con un accordo (ancora non confermato dalle fonti ufficiali) tra banche e governo.

Articolo scritto in collaborazione con: www.economyonline.it

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