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La ricetta di Letta

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La ricetta di Letta per uscire definitivamente dalla crisi passa, in maniera intuibile, attraverso la collaborazione dell’Unione europea e di tutti i suoi organi. Ovviamente, in maniera più che prevedibile, c’è anche da dire che la ricetta di Letta non ha potere salvifico di per sé né che le sue parole debbano essere prese per oro colato. Ma, detto ciò, c’è anche da affrontare con quel briciolo di ottimismo che la contingenza economica ci ha lasciato le nuove prospettive cercando di sforzarci di capire come, bene o male, seppur con tanta fatica, qualche segnale timido di ripresa, almeno in alcuni settori, esiste.

 

La ricetta di Letta: le banche in Europa

Ma, come è nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, procediamo con ordine e iniziamo a comprendere alcuni degli elementi di base che più possono esserci di aiuto e di sostegno all’interno della nostra disanima sulle ultimissime parole del presidente del Consiglio Enrico Letta e su quella che, una volta ancora, potrà essere ribattezzata come la ricetta di Letta. Nella fattispecie, oggi ci riferiamo all’ultimo intervento del premier Letta in occasione dell’assemblea nazionale di Federcasse: la ricetta di Letta lanciata nell’occasione punta forte sul concetto di Unione bancaria europea.

 

La ricetta di Letta: l’unione bancaria europea

A conti fatti l’intervento del premier ha toccato più punti di politica economia e strettamente monetaria. In primo luogo, ad esempio, nell’ambito della ricetta di Letta per la ripresa c’è la fissazione del Btp al 3 per cento di interesse, mossa questa, secondo lui, in grado di rendere la nostra economia più forte. Perché se i Bond decennali dessero il 3 per cento di interesse, allora, secondo la ricetta di Letta, l’Italia ne gioverebbe anche nel lungo periodo. E, inoltre, la questione dell’Unione bancaria europea su cui l’Italia può far valere a stretto giro una doppia posizione vantaggiosa: da un lato il fatto che le ultime mosse hanno rimesso in sesto i conti pubblici e, in secondo luogo, il fatto che dal prossimo luglio si aprirà il semestre di Presidenza Italiana.

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