Come funziona l’accertamento fiscale?

Con il termine “accertamento fiscale” si fa riferimento all’attività amministrativa effettuata dall’Agenzia delle Entrate per controllare la presenza di irregolarità tributarie, a cui segue un provvedimento per intimare il pagamento.

accertamento fiscale

L’accertamento fiscale identifica la principale attività posta in essere dall’Amministrazione finanziaria ed è eseguita per emettere un provvedimento che permette di recuperare il gettito dovuto e non versato dal soggetto contribuente.

Che cosa è l’accertamento fiscale?

Come già accennato, l’Accertamento Fiscale è una richiesta formale di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, emesso a seguito di una verifica fiscale che rivela irregolarità.

Questo atto può essere notificato presso la residenza o il domicilio del contribuente, in caso di persone fisiche, oppure presso la sede legale della società, mediante ufficiale giudiziario, raccomandata A/R oppure posta elettronica certificata.

La motivazione dell’accertamento fiscale

L’accertamento fiscale, per poter essere legittimo, deve essere motivato (così come ogni provvedimento emanato dalla Pubblica Amministrazione tra l’altro) per permettere un eventuale controllo successivo sulla sua regolarità e garantire ai contribuenti la massima trasparenza con riferimento all’operato dell’Agenzia delle entrate.

Più precisamente, il provvedimento emanato all’esito dell’accertamento deve spiegare in modo analitico, chiaro e comprensibile, tutte le ragioni alla base della richiesta di pagamenti, tutti i fatti costitutivi della pretesta impositiva, le norme di diritto che sono state violate ed infine i documenti citati nella motivazione.

Ove la motivazione dell’accertamento fiscale è incompleto, l’accertamento può essere considerato illegittimo e può essere contestato nei modi e nei termini di legge.

I requisiti formali dell’accertamento fiscale

Oltre alla motivazione sopra esposta, l’accertamento fiscale deve rispettare, a pena di nullità, determinati requisiti di forma.

Innanzitutto, occorre l’intestazione, ovvero, la parte che indica l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha emesso l’atto e il soggetto a cui è stato notificato. È necessario altresì che vengano indicati tutti i calcoli in modo chiaro e comprensibile, la firma del funzionario responsabile e il mezzo per la notifica (Pec o A/R o con consegna a mani).

Cosa fare in caso di accertamento fiscale?

Dopo aver ricevuto la notifica di un accertamento fiscale, è possibile agire in diversi modi:

  • Acquiescenza: se il contribuente decide di non contestare il provvedimento in sede tributaria, può accettare la pretesa erariale e procedere al pagamento delle imposte dovute. In questo caso, è prevista una riduzione delle sanzioni applicate pari ad un terzo dell’ammontare;
  • Definizione agevolata delle sanzioni: In questo caso, il contribuente può decidere di definire solo le sanzioni contestate, preservando la possibilità di presentare un ricorso tributario per contestare eventuali maggiori imposte richieste dall’avviso di accertamento. Tuttavia, è importante notare che le sanzioni già pagate non possono essere rimborsate dopo che la definizione è stata accettata.
  • Istanza di accertamento con adesione: entro 60 giorni dalla notifica dell’accertamento, il contribuente ha la facoltà di presentare un’istanza di accertamento con adesione. Ciò consente di giungere ad un accordo con l’Ufficio in merito all’imposta dovuta, così da ottenere la riduzione delle sanzioni di un terzo. È possibile presentare istanza di accertamento con adesione anche se sono state già definite le sole sanzioni, come spiegato in precedenza.
  • Autotutela tributaria: un’altra opzione prevede il riesame dell’accertamento fiscale all’Agenzia delle Entrate, presentando un’istanza di autotutela tributaria.
  • Ricorso tributario: entro un termine di 60 giorni dalla notifica (oppure entro 150 giorni se è stata presentata istanza di accertamento con adesione) è possibile presentare un ricorso tributario. Nei successivi 30 giorni è necessario costituirsi in giudizio. Occorre precisare che i termini per la proposizione del ricorso sono sospesi nel periodo feriale che va dal 1 Agosto fino al 15 settembre di ogni anno. Nella presentazione del ricorso, il ricorrente deve essere assistito da un difensore tecnico (come ad esempio un avvocato, un dottore commercialista, ragioniera, perito commerciale, ingegnere, architetto, geometra, perito edile, dottore agronomo, agrotecnico, perito agrario).

Chiaramente per sapere qual è la strategia migliore da seguire potrebbe essere utile chiedere un parere da un esperto in materia.

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