La ricetta di Draghi contro la deflazione

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La ricetta di Draghi contro la deflazione c’è. Nel senso che nella giornata di oggi il governatore italiano della Banca Centrale Europea ha reso pubblico le proprie decisioni in tema di politica monetaria allo scopo di rendere concreto il dibattito, che stava velocemente degenerando in polemica in merito alla ricetta di Draghi contro la deflazione e non solo, vale a dire anche in relazione a tutti i discorsi sull’opportunità o meno di mettere in atto una vera e propria ricetta di Draghi contro la deflazione o delle polemiche sul presunto immobilismo che sembrava attanagliare i gangli organizzativi del board della Banca Centrale Europea.

 

La ricetta di Draghi contro la deflazione: il punto della BCE

Di qui la necessità di analizzare con la massima precisione del caso il tema inerente alla ricetta di Draghi contro la deflazione e tutto quanto vi sia più o meno strettamente collegato. Ma, come è nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, procediamo con ordine e iniziamo a comprendere alcuni degli argomenti di base in tema di ricetta di Draghi contro la deflazione e non solo, un commento il nostro anche abbastanza sintetico a causa delle sempre evidenti ragioni di spazio. E quindi proviamo ad analizzare quali sono le mosse principali contenute nella nuova ricetta di Draghi contro la deflazione e quelle che possono essere le ricadute più palesi.

 

La ricetta di Draghi contro la deflazione: i rischi per l’Eurozona

A conti fatti, prima ancora di prendere in esame le caratteristiche operative su cui poggia il discorso sulla nuova ricetta di Draghi contro la deflazione, ci sembra opportuno comprendere che si tratta di decisioni sì afferenti in maniera quasi esclusiva al campo della politica monetaria, ma che hanno comunque ricadute evidenti tanto per gli investitori quanto per una serie di comparti delle nostre attività economiche. A questo punto vediamo i punti principali della nuova ricetta di Draghi contro la deflazione: in primo luogo il taglio del costo del denaro a 0,15%, in secondo luogo il tasso negativo sui depositi (-0.1%) e in ultimo anche la riduzione di 35 punti base del tasso sui prestiti marginali. 

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