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Tutti passeranno alla cedolare secca per gli immobili?

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Non è così semplice stabilirlo. Siccome qui, quello che interessa, soprattutto nelle complesse questioni fiscali, è la semplicità e la chiarezza, capiamo meglio insieme perché la cedolare secca per gli immobili non è stata la scelta di tutti, ed in che senso può ancora convenire.

La cedolare secca immobili. Come funziona?

Praticamente, ci si toglie il pensiero delle tasselle varie (Irpef, addizionali comunali e regionali…) applicate nel caso della locazione degli immobili. Si paga solo e solamente la cedolare che è pari ad un attraente 10%, mini-aliquota prevista fino al 2018 per stimolare l’avvicinamento al nuovo regime fiscale agevolato.

Molte sono state le simulazioni fatte per stimare la convenienza effettiva della cedolare e si è in pratica compreso che:

  • pagare solo il 10% può significare certamente meno stress ma anche un maggiore esborso per i detentori di reddito basso. Se, infatti, andiamo a sommare quanto avrebbero pagato alternativamente, vediamo che risulta un importo inferiore
  • all’aumentare del numero di locazioni da tassare e dei diversi trattamenti imponibili, la cedolare secca diventa certamente più conveniente

Ma qual era l’obiettivo della cedolare secca? Ormai, sulle tasse siamo espertissimi e guardiamo oltre. Abbiamo imparato a capire, furbamente, che ogni variante del regime fiscale è funzionale al miglioramento del grado di “cattura” del sommerso, uno dei principali problemi che ancora “latita” nel nostro paese. Gli affitti in nero non sono un mistero, vero?

Quello però che non convince nelle intenzioni del legislatore è il fatto che la cedolare secca non sia applicabile per tutti i tipi di contratti di locazione, ma solo e solamente per i contratti a canone concordato che non rappresentano la maggiorparte dei contratti presenti sul mercato.

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Tra l’altro, è palese e contraddittorio l’intento del legislatore, dal momento in cui, a partire dalla Fornero, è stata data una bella “sforbiciata” anche alla deducibilità ammissibile per chi opta al regime tradizionale (Irpef), deducibilità che non è permessa, invece, con la cedolare. Questo, forse, è stato il “trampolino” di lancio della cedolare secca. Basti solo pensare che la parte deducibile è più che dimezzata, passando dal 15% al 5%.

 

 

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