Analisi mercati finanziari: i conflitti delle nazioni indolori

Gli analisti a grande schiera si concentrano sugli ultimi annunci delle Banche centrali, sui fondamentali alla base degli indici azionari (ad es. i minori costi del greggio hanno un’incidenza positiva sui titoli energetici e così via), sulle prospettive dei Bond Usa ed il declino dell’Europa. Per quanto riguarda l’economia del Dragone, un buon colpo a segno per il settore dei servizi, affiancato da un cattivo andamento del settore manifatturiero, ci fa desumere la presa di posizione della Cina che si sta adattando all’economia che cambia.

Interpretare le opinioni degli esperti del settore è un paradigma

L’analisi mercati finanziari non sembra guidarci verso i nuovi orizzonti del cambiamento, dato che, soprattutto recentemente, dà un ridotto peso ai dissapori geopolitici. Il giorno prima si mistifica sul califfato, qualche giorno dopo si ritorna a parlare delle Tensioni Ucraina ma poi, quando si vanno a costruire i report dei mercati finanziari, non si presta molta attenzione a tali alert, se non per il settore delle commodities.

Ci aspettiamo, quindi, un sentiment più lieve: il mercato è calmierato, ci si avvicina al cosiddetto mondo delle “aspettative razionali” e ci si basa su dati concreti.

Interpretare le opinioni degli esperti del settore è un paradigma dato che se è vero che l’economia politica è una scienza sociale e non è possibile opinare che un illustre sia migliore di un ignoto (o viceversa), ancora peggio quando si ha a che fare esclusivamente con numeri, stime e statistiche delle borse internazionali. Certezze non esistono.

Per i profani del settore possiamo solo dire di sentire sempre “varie campane”, prima di dirigersi indefessamente su un investimento e, se non si hanno le competenze per poterle valutare appieno, fidarsi di quando gli si dice che errare è umano, la perfezione non esiste e che l’economia non è e non può diventare una scienza perfetta.

Se dovessimo fare una sorta di analisi mercati finanziari, diremmo che il mondo economico, prima che politico, sta vivendo una fase di trasformazione ed è come se avesse bisogno di ricreare certi “equilibri” che non possiamo conoscere in totalità. E, complici i dati alla mano, lo evidenziano anche le borse, dato che molti classici delle correlazioni, radicati negli usi abituali degli investitori, sono pateticamente saltati.

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