Le novità apportate dalla riforma del lavoro di Monti

riforma del lavoro di Monti

Molto contestata, ormai da mesi, è senza dubbio la riforma del lavoro di Monti e del governo tecnico insediatosi alla guida del Paese a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi.
Incentrata principalmente sulla questione del licenziamento per giusta causa (articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) e sul problema della precarietà e degli ammortizzatori sociali, la riforma del lavoro di Monti è prevista per i prossimi giorni con o senza un accordo tra le parti.
Ma vediamo nello specifico, passo per passo, in cosa consiste la riforma del lavoro di Monti e quali novità introdurrebbe in un futuro estremamente prossimo all’interno del mondo lavorativo.

La riforma del lavoro di Monti e l’articolo 18

L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori tutela tutti quei lavoratori che prestano servizio in imprese con più di 15 dipendenti e che siano stati licenziati senza giusta causa. In casi come questi, infatti, il lavoratore ha diritto a chiedere la reintegrazione o, nel caso questa gli venga negata, a citare in giudizio il suo datore di lavoro. Con la riforma del lavoro di Monti, ora, si vuole invece andare ad apporre alcune modifiche all’articolo 18 allargando un po’ le maglie del “licenziamento per giusta causa”. Ciò che accadrà in futuro, infatti, potrebbe consistere nel fatto che il lavoratore può godere del diritto ad essere riassunto solo per i licenziamenti definiti discriminatori (comprensivo di un risarcimento pari a 2 annidi stipendio), mentre il lavoratore licenziato per problemi economici verrebbe trattato con un semplice indennizzo.

La riforma del lavoro di Monti, la precarietà e gli ammortizzatori sociali

Per quanto riguarda la questione della precarietà, che risulta essere uno degli obiettivi principali della Fornero e della riforma del lavoro di Monti, le novità riguardano principalmente il fatto che i contratti a termine saranno leggermente più costosi rispetto a quelli a tempo indeterminato (ma in caso di assunzione, l’azienda recupererebbe tale costo) e che il contratto di apprendistato potrà essere redatto solo da quelle imprese che hanno avuto un determinato numero di apprendisti. L’apprendistato dovrà ovviamente essere seguito da un tutore.
Riguardo invece agli ammortizzatori sociali, ovvero le indennità a sostegno di coloro che perdono il lavoro o lo stanno cercando, verrebbe introdotta con la riforma del lavoro di Monti, l’ASPI, l’Assicurazione Sociale Per l’Impiego, a sostituzione delle indennità di mobilità e della disoccupazione ordinaria (requisiti per accedervi, sono due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nei due anni precedenti la domanda).

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *